UNA RELIGIONE, UN POPOLO

Se la tradizione fa risalire l’evangelizzazione degli armeni agli apostoli Bartolomeo e Taddeo, quel che è certo è che l’Armenia è la prima nazione al mondo ad accogliere il cristianesimo come religione di Stato. Nel 301-302 secondo la tradizione, intorno al 314 secondo fonti più recenti: in entrambi i casi, ben prima dell’editto con cui Teodosio, nel 380, lo assume come religione ufficiale dell’Impero Romano.

UN CAMMINO TORTUOSO

Figura fondamentale del battesimo degli armeni è Gregorio, detto appunto Illuminatore o Apostolo degli armeni. Secondo le fonti armene, Gregorio fugge giovanissimo a Cesarea quando suo padre, un nobile di origine partica, viene istigato dai sassanidi a uccidere il re armeno Cosroe I. Lì, Gregorio viene educato da Eutalio, un nobile convertito al cristianesimo, e giunto alla maggiore età, dopo essersi sposato con Mariam, comincia a spendersi per tentare di introdurre la religione cristiana nel suo paese natale. Al tempo in cui può fare ritorno l’Armenia ha come sovrano Tiridate III, figlio di quel Cosroe assassinato da suo padre.

UNA SOLA COLPA: UNA FEDE CHE MUOVE E CONVERTE

Educato in in territorio romano secondo la cultura tardo-ellenistica dell’Impero, Tiridate vede i cristiani come perturbatori dell’ordine sociale e religioso: per questo scatena una persecuzione verso i primi missionari, in particolar modo verso Gregorio, che con la sua predicazione vigorosa stava ottenendo molti proseliti. Imprigionato nella fortezza-prigione di Khor Virap, nella città di Artashat, Gregorio vi rimane per ben tredici anni, uscendone, secondo il racconto della tradizione, quando Tiridate guarirà da una misteriosa malattia attribuendone i meriti alle sue intercessioni. Quel che è certo, è che al principio del IV secolo Tiridate si converte repentinamente ed eleva persino il cristianesimo a religione di Stato. Tornato libero, Gregorio, che era un semplice monaco, riceve dal metropolita di Cesarea Leonzio la consacrazione di Catholicos e Patriarca d’Armenia, mentre con la benedizione e l’aiuto economico del sovrano in tutta l’Armenia si costruiscono chiese, conventi e scuole cristiane. Dopo anni passati a evangelizzare le campagne armene, Gregorio si ritira infine sulle montagne di Akilisene, dove continua a vivere come un asceta, mentre la guida della comunità cristiana viene affidata a suo figlio Aristakes, consacrato sin dal 318.

UN’EREDITÀ DI CARNE E SPIRITO

In questa veste di vescovo d’Armenia, Aristakes parteciperà nel 325 al Concilio di Nicea, chiamato dall’imperatore Costantino I per discutere e fissare alcuni importanti punti della fede cristiana; nello stesso anno, Gregorio muore in solitudine sul monte Sepouh. Le sue spoglie saranno spartite e venerate come reliquie ai quattro angoli della terra, mentre la sua testa si vuole sia sepolta a Napoli, nella chiesa di San Gregorio Armeno, dove sarebbe stata tratta in salvo al tempo dell’iconoclastia. Degni eredi del padre, i figli Aristakes (325-333) e Vrtanes (333-341) gli succederanno nel ministero di Catholicos. Entrambi saranno canonizzati santi dalla Chiesa Apostolica Armena.