IL MEDIOEVO DEL TIBET

Secondo figlio del capo mongolo Ögedei Khan e nipote di Gengis Khan, Godan Khan (1206-1251) conquista la sovranità sul Tibet in un momento molto critico della sua storia. L’assassinio, nell’841, del re apostata Lang Darma – primo persecutore del buddhismo – aveva infatti segnato a un tempo l’estinzione della dinastia di Yarlung e l’inizio di un lungo periodo di instabilità politica e sociale, poi denominato “medioevo tibetano”.

DALL’INVASIONE ALLA CONVERSIONE

In quest’epoca di instabilità la reggenza del Tibet era venuta in mano ai condottieri mongoli, ma – poiché alla morte di Gengis (1227) i tibetani avevano smesso di inviare i tributi al governo – nel 1240 Godan invade il Tibet dando vita a un feroce saccheggio e uccidendo circa 500 monaci. Ristabilita la supremazia, Godan ordina al monaco Sakya Pandita di recarsi a corte per trattare in nome del popolo tibetano. Ma quando, solo molto più tardi, Sakya arriverà a corte, la sua personalità e la forza dei suoi insegnamenti impressioneranno a tal punto il re da indurlo alla conversione. Da questo incontro nasce così quel singolare legame che gli storici chiamano lama-patron, che lungi dall’estinguersi con la morte di Sakya e Godan (1251), si consoliderà ulteriormente con la conversione di Kublai Khan, caratterizzando la vita tibetana per i secoli successivi.