UNA BELLEZZA CHE FERMA LA SPADA

Quant’è bella Shiraz, al mondo non ha pari!
Preservala, mio Dio, da tutte le sciagure!
Scorra, scorra per sempre questo ruscello nostro,
che fa, con le sue acque, senza fine la vita.
Fra i sereni abitati e le liete radure
uno zefiro fresco che dell’ambra ha il profumo.
Vieni a Shiraz, tra la sua gente cerca,
così perfetta, grazie celestiali.

Così uno dei suoi figli più illustri, il poeta Hāfez (Khāje Shams o-Dīn Moḥammad Ḥāfeẓ-e Shīrāzī, 1315-1390) cantava Shiraz nel suo canzoniere. Così, attraverso di lui, plasmerà l’immaginario di un poeta come Goethe e del suo Divano Occidentale-Orientale.
E davvero Shiraz e la sua storia paiono intrecciare mito e storia, fede e fiaba. Città antichissima, già nota nelle iscrizioni cuneiformi del III millennio avanti Cristo, in epoca achemenide assume un certo rilievo grazie alla sua posizione, sull’asse che collegava Persepoli e Susa, divenendo infine un importante centro regionale in età sasanide.
È però in epoca islamica che la città cresce sempre più in splendore, con la costruzione sotto il dominio dei Buwayhidi (945-1055) di numerose moschee e palazzi, oltre che di una biblioteca e di un’ampia cinta di mura. Governata in seguito anche dai Selgiuchidi, di fronte alla sua bellezza si fermerà la furia del condottiero Tamerlano, che nel 1382 la risparmierà dalla distruzione, inchinandosi ammirato di fronte al suo splendore.

LA CASA DELLA CONOSCENZA

Tra il XII e il XIV secolo, con il favore dei suoi governanti, Shiraz diventa un polo di attrazione per poeti, filosofi e mistici, tanto da venire ricordata dai geografi classici come la Dār al-ʿElm, la Casa della Conoscenza. È in questo periodo che la città si fa culla di figure come il già citato Hāfez, il poeta Sa‘di (Abu Mohammad Mosleh ebn Abdollāh, noto anche come Shirāzi, 1210-1291) e il mistico sufi Ruzbehan (Abu Muhammad Sheikh Ruzbehan Baqli, 1128-1209), che contribuiscono con la loro opera ad approfondire l’intreccio tra eredità persiana e fede islamica che caratterizza ancora oggi la cultura iranica.
Glorie cittadine chi per destino, chi per elezione, Hāfez, Sa‘di e Ruzbehan riposano ancora nella terra che li ha visti fiorire. I loro imponenti mausolei – tra le più belle architetture di Shiraz – ne fanno memoria a chi oggi, secoli dopo, calpesta le stesse strade: poesia, fede, identità, segni di una bellezza che ha saputo fermare la spada.

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