Sede del trono reale fin dal VII secolo, Lhasa è anche – come vuole il suo etimo – “trono di Dio”, essendo situata a 3650 m di altitudine nella valle del Kyi Chu.
Attuale capitale della Regione Autonoma del Tibet, Lhasa diventa il centro politico e religioso del paese a metà del VII secolo, quando Songtsen Gampo (618-649) divenuto imperatore del Tibet unificato, vi sposta la capitale, realizzandovi nel 637 il Palazzo del Potala sul Monte Marpori, che resterà la principale residenza del Dalai Lama fino al 1959. Sede del governo per 250 anni, Lhasa perde la sua importanza e il suo ruolo di comando dalla fine della dinastia di Yarlung fino al XV secolo, quando con l’avvento del Quinto Dalai Lama, Ngawang Lobsang Gyatso (1617-1682) Lhasa torna a essere il centro del potere politico e religioso del Tibet.
Nel 1648 viene completata la costruzione del Palazzo Bianco del Potala, che diviene la residenza invernale del Dalai Lama e nello stesso periodo viene ampliato il tempio del Jokhang, anch’esso realizzato da Songtsen.
L’affluenza ampia e assidua di pellegrini verso il monastero del Jokhang favorisce la costruzione strade, case, negozi, hotel e ristoranti, portando a un conseguente incremento degli abitanti, molti dei quali costretti alla mendicanza.
Con l’inizio dell’occupazione cinese, diventa teatro di rivolte e di repressioni sanguinose, la più violenta delle quali, quella del 10 marzo 1959, costringe il Dalai Lama a fuggire in India.
Estesa su un’area di 30.000 km² e abitata da circa 500.000 persone, di cui 250.000 nel territorio urbano, Lhasa è dal 1965 capitale della Regione Autonoma del Tibet. Capitale ancora oggi di un’autonomia senza libertà, di un’occupazione che ancora non passa.