PRIMA DELLA STORIA: NYATRI TSEMPO E LA CORDA DEL CIELO

La tradizione fonda le origini della monarchia tibetana nel mito, su una genìa di re che fa la spola tra il cielo e la terra, governando durante il giorno e risalendo in cielo a sera per mezzo di una corda simile a un arcobaleno. Il primo di questi re celesti è Nyatri Tsempo, che calandosi nella valle del fiume Yarlung, nel Tibet centrale, dà inizio alla dinastia omonima. È a lui che la memoria popolare attribuisce il primo edificio in muratura del Tibet, il palazzo di Yumbulagang.

PRIMA DELLA STORIA: DRIGU, TSEMPO E LA PRIMA TOMBA DEI RE

Quando, nella prima adolescenza, il figlio del re celeste impara a cavalcare, per il sovrano è il momento di morire, di risalire cioè definitivamente lungo la corda del cielo. Con l’ottavo re, però, la corda viene tagliata, obbligando le spoglie mortali dei sovrani a restare sulla terra. È così che, secondo la tradizione, sorge quella che i tibetani chiamano ancora oggi la “prima tomba dei re”, il monumento funebre di Drigum Tsempo.

VII SECOLO D.C.: SONGSTEN GAMPO

Se l’esistenza della tomba di Drigum fa pensare che sia realmente vissuto, il primo re certificato su fonti storiche è Songtsen Gampo, noto anche come Tride Songtsen, trentaduesimo re degli Yarlung. È sotto la sua ala che il Tibet, fino ad allora diviso in tribù e microregni, assume una prima unità politica.

635-641: LA PRIMA DIFFUSIONE DELLA DOTTRINA BUDDHISTA

All’unità politica del regno di Songtsen, fa singolare riscontro una nuova unità religiosa. Grazie ai matrimoni con due principesse, la nepalese Bhrikuti Devi (Belsa in tibetano) e la cinese Wen-c’eng Kung-chu, conosciuta come Gyasa, si introduce infatti in Tibet il buddhismo, che velocemente soppianta l’antica tradizione sciamanica del bön. Pare infatti che la dote delle due spose includesse anche diversi testi e immagini sacre buddhiste, tra cui una statua di Buddha Śākyamuni benedetta dallo stesso Illuminato.

838: L’ASSASSINIO DI RALPACHEN E LA PRIMA PERSECUZIONE ANTI-BUDDHISTA

L’unità politica e religiosa portata da Songtsen si rafforza con i regni successivi, in particolare con quello di Trisong Deutsen (755-797). Sotto il suo regno sorge il primo vero monastero buddhista, Samye, e si hanno le prime ordinazioni di monaci tibetani. Tuttavia, la forte attrazione per il buddhismo mostrata dal suo terzogenito Ralpachen, salito al trono nell’815, provoca gelosie e risentimenti che sfociano in una congiura di palazzo. Nell’838 Ralpachen viene assassinato e il fratello Langdarma, che gli succede, scatena una persecuzione verso i buddhisti così violenta da essere ancora oggi tramandata.

X-XII SECOLO: LA SECONDA DIFFUSIONE DELLA DOTTRINA

L’assassinio di Ralpachen segna di fatto la fine dell’unità politica e religiosa del Tibet. La dura persecuzione messa in atto suo fratello Langdarma è infatti presto arrestata quando egli stesso viene assassinato da un monaco ribelle. Con la sua morte, il ramo principale della dinastia Yarlung si estingue e il Tibet si frammenta in una serie di piccoli potentati. Proprio in quest’epoca di incertezza e frammentazione, tuttavia, riprendono scambi numerosi tra maestri tibetani e indiani, che portano alla nascita di alcuni dei maggiori monasteri tibetani e a un clima di migliore convivenza tra i vari principi e feudatari.

1239: L’INVASIONE MONGOLA E LA CONVERSIONE DI GODAN KHAN

L’unità politica del Tibet si ricompone nella maniera più insperata, grazie all’invasione di un impero straniero. All’inizio del xiii secolo, infatti, il capo mongolo Gengis Khan comincia un’avanzata incontrastata alla conquista del Tibet, proseguita dal nipote Godan, che nel 1239 conquista le province centrali di U e Tsang. Affascinato dai rapporti dei suoi uomini sull’influenza di lama e yogin, tuttavia, Godan ordina al maestro più rinomato, Sakya Pandita di recarsi a corte. L’incontro ha effetti inimmaginabili, con la conversione di Godan e l’affidamento del governo tibetano ai monaci della scuola Sakya-pa, di cui Sakya Pandita è capo. È la nascita di quello che gli storici chiameranno rapporto lama-patron, che per oltre un secolo reggerà le sorti del paese.

1354-1435: IL CLAN PAMOTRUPA

Il rapporto lama-patron, da sempre contestato dalla famiglia Pamotrupa, si esaurisce quando nel 1354 Jangchub Gyaltsen, suo esponente di spicco, forma un nuovo governo riconosciuto dagli stessi khan mongoli. Con il successivo avvento della dinastia Ming, che soppianta gli Yuan alla guida della Cina, anche il legame con l’Impero di Mezzo si scioglie, ridonando di fatto al Tibet una piena indipendenza. In quest’epoca, caratterizzata da una forte impronta laica, buddhismo e tradizione bön convivono senza grandi tensioni. Essi vengono anzi in un certo senso soppiantati dalla nascita di un forte senso di identità nazionale, fondato non più sull’identità religiosa, ma sul culto dei grandi sovrani storici come Songtsen Gampo e Trisong Deutsen, che divengono oggetto di una venerazione quasi religiosa.

1565-1642: LA DINASTIA TSANG E IL PRIMO DALAI LAMA

Con la dinastia Tsang il Tibet vede sorgere la terza grande dinastia della sua storia. È sotto il loro imperio che il sovrano mongolo Altan Khan assegna al monaco Sonam Gyatso il titolo di Dalai Lama, non è ben chiaro se per la grande ammirazione, da cui la traduzione “maestro oceano” o “oceano di saggezza” cui siamo abituati, o per un equivoco di traduzione. Pare infatti che la parola Dalai, che in mongolico significa “oceano”, non fosse altro che la traduzione del cognome Gyatso. Quale che sia la reale motivazione, l’elezione di Sonam Gyatso come terzo Dalai Lama dà inizio a un’istituzione che durerà nella sua figura di guida spirituale e politica del popolo, sino al 2011.
1705: L’invasione di Lhazang Khan [tag:religione; terra; guerra] Il primo a incarnare visibilmente il doppio potere dei Lama è Ngawang Lobsang Gyatso, v Dalai Lama e secondo successore di Sonam Gyatso. Con l’aiuto dei mongoli, quello che ancora oggi viene ricordato come il “Grande Quinto” sconfigge infatti i re di Tsang (1642) e governa per un quarantennio su un Tibet pacificato. Meno fortunato è il suo successore, Tsangyang Gyatso, che subisce l’invasione del capo mongolo Lhazang Khan, fomentato dall’imperatore cinese, e una deportazione in Cina durante la quale troverà la morte.

1720: IL PROTETTORATO CINESE

La vittoria di Lhazang Khan suscita gli appetiti di un’altra tribù mongola, gli Zungari, che conquistano rapidamente Lhasa approfittando del risentimento popolare verso Lhazang. Ancora una volta il liberatore si muta in oppressore e l’imperatore Manciù Kangxi può presentarsi come salvatore della patria. Venendo incontro alla popolazione tibetana, Kangxi insedia sul trono il vii Dalai Lama, Kalsang Gyatso, facendo però del Tibet un suo protettorato. Due rappresentanti imperiali e una guarnigione di duemila uomini restano a Lhasa: su questo episodio si fondano ancora oggi le rivendicazioni cinesi sul Tibet.

1904-1913: DALL’INVASIONE BRITANNICA ALLA NUOVA INDIPENDENZA

Un altro Dalai Lama vivo nella memoria polare è Thubten Gyatso, il “Grande Tredicesimo”. Dopo la fatica del secolo precedente a conservare una relativa indipendenza dall’impero Manciù, il suo lungo regno e la sua lungimiranza pongono le basi per l’ultimo periodo libero del Tibet. Salito al trono nel 1895, Thubten non accoglie i tentativi della Gran Bretagna di stabilire relazioni commerciali, subendo nel 1904 una breve invasione dalle truppe stanziate in India. Dopo la ritirata dei britannici, però, la situazione precipita e l’esercito cinese può marciare indisturbato verso Lhasa. L’Impero di Mezzo è tuttavia minato al suo interno e nel 1911 viene travolto dalla nascita della repubblica. A Lhasa la popolazione si rivolta e Thubten Gyatso – che dal 1909 era riparato in India – torna a insediarsi sul trono.

1949-1959: LA NASCITA DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE (1949) E LA NUOVA INVASIONE

Il regno pacifico ristabilito da Thubten Gyatso fa paradossalmente da freno a riforme statuali che stiano al passo con il mondo che cambia. Per questo l’oasi di pace che il Tibet degli anni Quaranta rappresenta, viene travolta appena finito il Secondo Conflitto Mondiale dalle delusioni e dalla volontà di rivalsa dei paesi circostanti. In un subcontinente che saluta la presenza secolare dell’Inghilterra, la Cina è teatro nel 1949 della sanguinosa rivoluzione comunista. La propaganda di Mao Tse-tung da subito afferma la volontà di rimpossessarsi del Tibet. Il 5 aprile 1959, una scorta militare cinese insedia il Panchen Lama come figura fantoccio, smembrando il paese e annettendo gran parte delle regioni tibetane a regioni cinesi già esistenti. Comincia l’epoca atroce della pulizia del pensiero, l’epoca delle “Tre educazioni” e delle “Quattro pulizie”.